Maria Giulia Ciucci è stata una nostra Allieva e oggi lavora come doppiatrice professionista. Ha già diversi film importanti alle spalle e attrici di livello. Conosciamola meglio in questa intervista.
D. Com’è nato in te il desiderio di diventare doppiatrice?
R. Il desiderio di diventare doppiatrice per me è nato a lezione. Ho sempre provato un grande interesse per la recitazione, ma non avevo mai approfondito seriamente l’idea di poterne fare la mia professione. Prima di approcciare questo mondo facevo già teatro da anni, mi piaceva moltissimo. In particolare l’utilizzo della voce nella recitazione mi ha sempre affascinato tanto. Quindi, quando ho saputo dell’esistenza di una scuola di doppiaggio nella mia città, ho deciso subito di provare. E appena ho cominciato a provare… Ho capito che mi sarebbe piaciuto seguire sul serio quella strada.
D. Racconta l’esperienza con l’Accademia del Doppiaggio e, se ti va, qualche aneddoto.
R. Mi ha aperto un mondo nuovo. Era entusiasmante seguire le lezioni tenute da Christian e Roberto, per noi del corso era emozionante solo sentirli parlare. Figuriamoci poi vederli al leggio e averne insegnamenti. Ricordo che l’atmosfera che si creava a lezione per me era come magica; mi piaceva moltissimo l’idea di stare in una sala buia, di mettere la mia voce sui personaggi, di provare a essere qualcosa di diverso e nuovo ogni volta. E poi ci divertivamo tantissimo, a volte Christian quando ci correggeva la prova al leggio se ne usciva con monologhi lunghissimi che ci facevano morire dal ridere. Ed erano anche sempre molto costruttivi! Per me sono stati due anni molto importanti. Roberto e Christian mi hanno insegnato tanto e soprattutto mi hanno fatto capire che avrei potuto intraprendere questa carriera, se mi fossi impegnata del tutto, ovviamente. Ma mi hanno motivato molto e di questo sicuramente gliene sono grata!
D. Raccontaci la tua prima esperienza in sala di doppiaggio.
R. La prima volta che sono entrata in una sala di doppiaggio a Roma è stato per assistere a un turno. Era un turno di brusio di cartoni animati. Io mi sedetti in fondo alla sala con gli attori, in silenzio, e li guardavo fare versi e suoni strani per coprire tutti gli animali del cartone. Come primo approccio fu particolare! La prima volta al leggio invece ricordo che ero parecchio emozionata. Era un turno sempre di piccoli ruoli, ricordo che nel primo anello dovevamo doppiare delle infermiere in una corsia di ospedale e la collega che era al leggio con me, sapendo che era il mio primo turno, fu molto carina e gentile. Fu un buon inizio.
D. Quali sono state le prime difficoltà che hai incontrato e come le hai risolte?
R. Essendomi trasferita da una città come Firenze, a 23 anni non ancora compiuti, senza avere avuto prima esperienze di vita fuori casa direi che di difficoltà ne ho incontrate diverse! Innanzitutto ho dovuto imparare a muovermi in una città grande come Roma. Non avendo idea inizialmente di dove fossero gli studi di doppiaggio, ero andata a stare in una stanza a Tor de Schiavi. Spostandomi solo coi mezzi pubblici, chi se ne intende un minimo ha già capito che la partenza non è stata semplice. Poi ovviamente la vera difficoltà è stata approcciare il mondo del lavoro. Imparare a muoversi in un ambiente del tutto estraneo non è stato facile per me. Ho dovuto scontrarmi col mio carattere per riuscire ad entrare in alcuni studi. Ho dovuto superare la timidezza per imparare ad approcciarmi con i direttori e i colleghi. E’ stato un percorso piuttosto lungo, ma piano piano si è smosso tutto.
D. Quali sono le differenze nel doppiaggio di un film, di un documentario e di una pubblicità? Come si deve approcciare un doppiatore a questi tre tipi differenti di prodotto?
R. Le differenze sono molteplici sotto diversi aspetti. Quando doppi un film ovviamente hai più tempo per concentrarti sulla recitazione. Devi guardare l’anello più volte per cercare di avvicinarti il più possibile con la tua interpretazione a ciò che è stato già fatto dall’attore sul set. L’approccio a mio avviso deve essere di apertura e disponibilità verso ciò che si sta guardando. Cercando di essere il più possibile ricettivi rispetto alle emozioni che l’attore ti trasmette e umili nel cercare di riproporle. Per i documentari invece devi essere molto reattivo. Vengono doppiati in modo differente, molto spesso non si ha la possibilità di provare la scena, quindi servono tanta concentrazione e spontaneità. Non sono affatto semplici! Le pubblicità sono un altro mondo ancora. Io personalmente non ne ho mai fatte, ma lì immagino che l’approccio sia ancora differente poiché vai a creare con la tua voce qualcosa di nuovo. Non devi riproporre qualcosa di già fatto. Bisognerà essere in grado di utilizzare la propria voce per creare ex novo tutte le sfumature richieste dal cliente.
D. Ti sei mai immedesimata fin troppo in un tuo personaggio?
R. Fin troppo non credo. Mi è capitato di commuovermi guardando delle scene che avrei poi dovuto fare. La difficoltà in questo caso è riuscire a mantenere quell’emozione intatta quando incidi. Specialmente se non è buona la prima !
D. Ti è mai capitato di doppiare, in uno stesso giorno, personaggi molto diversi tra di loro (magari una buona da una parte e un’assassina dall’altra)? È difficile o le tue emozioni restano confinate in quel preciso momento?
R. Tante volte! Specialmente nei turni di piccoli ruoli, che all’inizio del percorso lavorativo sono la stragrande maggioranza! Lì capita di continuo che all’interno dello stesso turno tu debba fare un anello in cui sei felice e gioiosa e quello dopo in cui magari ti stanno torturando. Il dover doppiare personaggi molto diversi all’interno della stessa giornata è quasi la normalità. Non direi che è difficile, direi piuttosto che è la cosa divertente!
D. Rivedi i film che doppi? Se sì, che emozioni provi quando sei nella sala di un cinema, consapevole che tutti gli altri non sanno di essere seduti vicini alla voce che stanno ascoltando?
R. In genere sì, mi piace riguardare le cose che ho doppiato, specialmente se si tratta di film.
Mi è capitato di sentirmi al cinema ed è sempre emozionante. Che sia un ruolo principale o anche solo una battuta, se la senti al cinema è diverso. Il fatto che chi è seduto vicino a te non sappia fa parte del particolare fascino di questo mestiere.
D. Qual è il personaggio che ti è più piaciuto interpretare? E quale attrice vorresti doppiare in futuro?
R. In genere i personaggi che mi piace di più interpretare sono i caratteri, i ruoli strani che mi portano a sperimentare cose molto distanti da me. Può essere molto difficile ma anche molto liberatorio! Nonostante questo, un ruolo che mi è piaciuto molto interpretare di recente è in un film francese in cui ho doppiato l’attrice Zita Hanrot. Il suo personaggio è una dirigente scolastica con un vissuto complicato alle prese con ragazzi un po’ problematici. E’ una parte molto intensa e lei è stata bravissima. Ecco, mi piacerebbe molto poter continuare a doppiare lei in futuro!
D. Cosa ti piace di più del mondo del doppiaggio e cosa cambieresti?
R. Mi piace la possibilità che ti offre di sperimentare, di divertirsi a scoprirsi sempre un po’ di più man mano che si acquisiscono esperienza e sicurezza, mi piace il fatto che sia una continua evoluzione, di certo non ci si annoia. Cambierei le tempistiche di lavorazione. Mi piacerebbe che ci fosse più tempo per poter lavorare con più calma e precisione su tutti i prodotti. Sarebbe magnifico.